Liti tra soci in azienda: Cosa è meglio fare?

Posted by on Apr 24, 2019

Liti tra soci in azienda: Cosa è meglio fare?

Un consiglio per prevenire le liti tra soci in azienda e due valide strategie per uscirne

 

MARTEDÌ 27 GIUGNO 2 017 
Giornale di Merate 4 

LA PAROL A AL P RO F E S S I O N I STA
DOTT. COMMERCIALISTA MAURIZIO DAL MAS

MERATE (ces) 

 

All’inizio sembra impossibile ma ad un certo punto, prima o poi, quasi sempre succede… ecco le liti tra soci in azienda.

Dopo anni di lavoro insieme, di progetti, di sudore e fatiche condivise, viene un momento in cui l’equilibrio si rompe e inizia una lite fra i soci. La conflittualità tra soci non si può considerare come un evento “occasionale ed eccezionale”, ma, al contrario, come una “prevedibile fase” nella vita di una società, a maggior ragione in questo contesto di “forti tensioni” generate dalla crisi economica. Alcune liti si compongono velocemente, perché prevale in tutti il buon senso e la volontà di conservare il patrimonio comune; in altri casi, invece, nascono conflitti spesso molto aspri, che assomigliano, nei toni e nei modi, alle peggiori saghe coniugali.

soci litigiosi

Casi più frequenti di liti tra soci

Le liti tra i soci possono insorgere in scenari molto diversi e sono influenzate da molti fattori, fra i quali, i più importanti sono:

  • la diversa visione del futuro aziendale,
  • il differente approccio al concetto «lavoro in azienda »,
  • i passaggi generazionali,
  • la presenza di numerosi soci con differenti «aspettative» nei confronti della società.

In generale si contrappongono un socio (o un gruppo di soci) in grado di aggregare la maggioranza del capitale, a un altro socio (o gruppo di soci) «di minoranza» (Fonte: «Impresa e società», Diego Piselli). In questi casi la «minoranza» è normalmente in posizione di debolezza, mentre la maggioranza sfodera tutto il suo «peso» pur di vincere quella che diventa la propria «guerra».

Ancor più complicata è, invece, la gestione della lite all’interno delle società costituite da due soci paritetici al 50% e, magari, legati, anche da rapporti, diretti o indiretti, di parentela. In questi contesti, alle volte, la «rabbia» generata dall’impotenza di non poter imporre la propria volontà alla controparte sale, arrivando a situazioni e comportamenti fatti di « ripicche ». Qualunque sia il contesto in cui si genera una lite fra i soci, l’esperienza insegna che, nelle piccole e medie aziende, comunque vadano le cose, alla fine, di sicuro, si possa, sempre, contare almeno una parte sconfitta: l’azienda; con la sua capacità di produrre reddito per i proprietari e di creare posti di lavoro per i dipendenti e con tutto ciò che ne consegue.

Tanto maggiore è il tempo in cui dura il rapporto conflittuale, tanto maggiori e gravi saranno le ferite che l’azienda dovrà curare alla fine della «batt aglia». Ecco allora tre diverse ipotesi di lavoro che permettono ai soci litigiosi, accompagnati magari da un professionista commercialista esperto in liti tra soci in grado di spuntare le eccessive spigolature (che comunque in questa fase si vengono sempre a creare) che possono permettere di giungere alla soluzione della controversia in tempi rapidi, riducendo così l’effetto devastante dei «danni collaterali» sull’azienda.

In particolare parlerò del diritto di recesso (regolato nello statuto), della cessione delle quote e della scissione non proporzionale.

liti tra soci

Il diritto di recesso nei casi di liti tra soci in azienda

La prima ipotesi di lavoro può essere sintetizzata in questa frase: prevenire è meglio che curare. Un po’ come nel caso delle assicurazioni, che conviene siano fatte prima che succeda l’evento dannoso, il consiglio che do è quello di prevedere l’ipotesi della eventuale conflittualità sin dal momento in cui la società sta per nascere e nessuno immagina un futuro fatto di tensioni. Da un punto di vista tecnico lo strumento è lo statuto (per le società di capitale) o i patti sociali (per le società di persone): ovverosia le norme che regolano i rapporti fra i soci nel futuro.

Spesso nella fase di costituzione della società, vuoi a causa della «non conoscenza» delle opportunità legislative, vuoi per risparmiare, i neo soci utilizzano lo «statuto standard» proposto dal Notaio o dal Commercialista, senza porvi particolare importanza perché assorbiti «in toto» dal nuovo progetto imprenditoriale. Prevedere scenari diversi da quello iniziale e costruire uno statuto come se fosse un «abito fatto su misura» è il valore aggiunto su cui tutti gli attori coinvolti nella fase introduttiva dovrebbero lavorare con lungimiranza.

Quando si inizia una nuova avventura imprenditoriale, gli strumenti normativi per prevenire le liti tra soci non mancano per definire una «exit strategy». Ne cito uno: la regolamentazione del «diritto di recesso» che permette ad uno dei soci di uscire, avendo già individuato, di diritto, il soggetto obbligato a comprare le proprie quote: la società stessa.

Il valore della cessione, in caso di disaccordo tra i soci è determinato da un perito esterno tenendo conto anche dei valori di mercato al momento della dichiarazione di recesso. Ipotizziamo un socio di minoranza con una partecipazione del 20%: prevedere, in questo caso, nello statuto, una clausola che permetta a tutti i soci con partecipazioni inferiori al 21% il diritto di recesso, significa garantire allo stesso, nel futuro una valida strategia d’uscita.

Soci che non vanno d'accordo

Soci che non vanno d’accordo: ecco gli strumenti per regolare le liti

Ma a fianco di questo vi sono altri strumenti che, se ben regolamentati, permettono di prevenire le liti tra soci quali: i «diritti di prelazione e gradimento» o ancora «l’esclusione del socio» o il «diritto di controllo del socio che non amministra».

Regolamentando questi scenari si possono, sin da subito, delineare delle linee guida da seguire che risulteranno preziose un domani, nel caso in cui i rapporti fra i soci si alterino.

La cessione delle quote

Seconda ipotesi di lavoro: cessione delle quote. È senza dubbio la soluzione più semplice: quando due soci litigano, uno compra la partecipazione dell’altro. In questo contesto, però, spesso il carico fiscale in capo alla parte venditrice incide notevolmente nella determinazione del «quantum» desiderato e, di conseguenza, sulla reale possibilità di trovare un accordo. Generalmente il socio venditore ha in mente una cifra «netta per lui» a cui somma il carico fiscale per determinare il prezzo di vendita da proporre all’a acquirente. Da un punto di vista tecnico lo strumento è la «rideterminazione del valore delle partecipazioni societarie». Il vantaggio, usando questo strumento, è che il carico fiscale è veramente basso: 8%. Infatti, facendo rivalutare le proprie partecipazioni ad un professionista esterno, è possibile non solo caricare il costo della perizia alla società, ma anche, pagando un’imposta sostitutiva molto bassa, liberare le plusvalenze latenti nella partecipazione, affrancando, per il futuro, i valori peritati.

Una volta fatta la perizia non vi è limite di tempo per la successiva vendita delle quote. Per tanto, con un po’ di lungimiranza, un socio (magari con eredi non interessati a continuare in società) potrebbe usare questo strumento per affrancare le quote ed assicurarsi l’opportunità, in un futuro anche lontano, di poter vendere la propria partecipazione sostenendo un carico fiscale molto basso, ed evitando che il passaggio generazionale sia fonte di future divergenze. Tanto più che è in corso un aumento, seppure lento, dell’aliquota sostitutiva (a parità di condizioni, anni fa si pagava il 2% o 4% al posto dell’attuale 8%). Si noti che, in caso di successive maggiori valutazioni, il socio dovrà versare l’8% solo sull’incremento del valore peritato.

 

La scissione non proporzionale

La terza ipotesi di lavoro è la scissione non proporzionale. La scissione proporzionale è un’operazione straordinaria che permette la separazione, sia a livello di patrimonio, sia a livello di soci (in ragione delle percentuali possedute) evitando il duplice passaggio della liquidazione della società originaria prima e della costituzione di più nuove società tra i medesimi soci, dopo.

Il tutto senza che, con questo, si crei nuova ricchezza, e, quindi, senza pagare alcuna imposta diretta. Le uniche imposte dovute sono circa 200 euro per l’imposta di registro, in assenza di immobili. Lo strumento tecnico è la scissione non proporzionale. Questa è l’operazione con cui vengono attribuite ai soci quote della società beneficiarie con percentuali diverse rispetto a quelle detenute nella società originaria scissa.

Facciamo un semplice esempio: a fronte di una partecipazione detenuta dai due soci al 50% ciascuno, si realizzano due società (più piccole) dove gli stessi soci acquisiscono una partecipazione totalitaria ciascuno in una delle due società (ad esempio dividendo l’attività di progettazione dalla produzione e costituendo due società dedicate ciascuna ad una sola delle attività). L’operazione era già stata approvata nel 2007 dall’Agenzia delle Entrate proprio nel caso in cui era nata da profondi ed insanabili dissidi tra i soci (ovviamente da dimostrare e non da simulare) i quali intendevano separare e proseguire in maniera autonoma le rispettive attività, ognuno con i propri clienti e con l’utilizzo di propri mezzi e distinte attrezzature.

Inoltre la recente modifica normativa allo “Statuto del contribuente” ha considerato lecita la possibilità di perseguire la strada fiscalmente più conveniente e meno onerosa per il contribuente, quando questo è spinto da una valida ragione economica (fra le quali, appunto, la divisione della società a causa di insanabili dissidi tra i soci); così come confermato anche dalla migliore dottrina (Consiglio Nazionale del Notariato, Assonime e Dottori Commercialisti) che inizia ad individuare questa strada come un valida strategia d’uscita, a costo fiscale zero, per la risoluzione delle controversie tra i soci.

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Rassegna stampa tratta dal Giornale di Merate a cura di Publi(iN) Tel. 039.9989.1 GDME7026 del 27-06_GDME_27062017_4.pdf – GDME – Stampato da: fabio.amoroso@netweek.it 26/06/2017 12.34.52 Per scaricare il PDF clicca qui di seguito: Liti tra soci PDF Download.
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